portfolio mostre  /  CONSUETO INCONSUETO  (2006-2012)

TIENE NEL TEMPO

LO SGUARDO VICINO

CHE TRASFORMA

Come può una realtà considerata consueta  (corrente, banale, non degna di attenzione...) rivelarsi  attraente, stimolante, inusuale, bella al punto da indurre meraviglia? Attraverso uno sguardo attento, limpido e schietto, senza pregiudizi; a una luce speciale e favorevole; a un’inquadratura rigorosa e costruttiva, che crea l’immagine.

Confesso che a me non costa eccessivo sforzo, mi viene spontaneo, mi lascio attrarre volentieri dalle tante immagini nascoste nel cosiddetto bale; e dalla loro scoperta ricavo piacere e soddisfazione estetica.

Così tempo fa ho iniziato a bighellonare con l’attenzione libera e morbidamente fluttuante  desideroso di farmi attrarre ma senza forzare. Le cose sono andate per il giusto verso, con alcune serie diventate le mostre qui presentate. Altre, ancora inedite, sono in lista d’attesa.

1   2006

Impaginato a trittico, secondo criteri prevalentemente grafici, il tema esor-disce com materiali tratti da pavimenta-zioni stradali (in alto) e con elementi naturali e residui (a lato). La luce è morbida e modellante; lo sguardo siste-tematicamente e geometricamente rivol-to in basso, secondo l’asse del nadir.

2   2007

Ancora trittici e sguardo verticalmente verso il basso. Resta simile la qualità della luce, tuttavia più morbida. I materiali, più articolati, comprendono ora formazioni naturali di vario tipo (a sinistra) mentre la componente urbana si espande: binari tranviari e chiazze di colore (nella locandina, sopra), pavimentazioni con colore (sotto).

Permane l’impostazione grafica sia nella struttura delle singole immagini che nel criterio d’impaginazione dei trittici.

3   2009

Si è utilizzata qui una serie di interventi di colore e di altro tipo (es. i residui di nastro adesivo con effetti grafici, a sinistra) su una superficie di fondo chiara a struttura granulare.

Il colore si mantiene nella gamma dominante del blu e azzurro con interventi minori di nero, dando elevata omogeneità cromatica all’insieme. La luce è ora piatta, senza pregiudicare la resa dei numerosi dettagli.

L’interno lavoro si è intenzionalmente  sviluppato a partire da una superficie di circa 1 metro quadrato di muro.

4   2012

Sempre operando su una superficie di pochi metri quadri, interviene la ricerca di segni e composizioni grafico-cromatiche evidenziate da un più preciso uso dell’inquadratura; la tavolozza cromatica è definita nell’ambito delle “terre” il che fonda un’identità nella varietà; compaiono materiali cartacei trasformati da agenti naturali; la luce molto morbida non è priva di contrasti ed elevata resa dei dettagli. Le immagini sono ora singole, ad eccezione di tre ampi trittici verticali.

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Questo filone prosegue negli anni successivi, secondo i medesimi principi ma con immagini singole, concretizzandosi in tre mostre: “Fotografie senza titolo” (2015), “Le storie del muro” (2016) e “Parole di carta, ruggine e colore” (2017). Per le rispettive immagini si veda oltre.