Ombre, luci, materiali + composizione

(segue)


parola di archivio), nasce quando iniziai a riconoscere e fotografare ciò che ho battezzato “Consueto Inconsueto”. E non crediate abbia dato a questa cosa un nome originale, l’ho ripreso e adattato da una rivista francese di fotografia. Si trattava di questo: esistono piccole e seminascoste realtà che trascuriamo senza guardarle, tanto le sentiamo banali, consuete, spoglie di significato; le quali,  se guardate con attenzione e “viste” si rivelano invece ricche di interesse, armonia, tensione e persino di “bellezza” (altro grande oggetto misterioso). Trovare l’inconsueto, il raro, il prezioso, l’imprevisto, il bello dove e quando si trascura e sottovaluta: questa la missione.

Una costola del neonato genere può essere ciò che ho chiamato “sinistre bellezze”, ricerca del “bello” all’interno dell’inquietante, dell’indefinito evocatore. Un’altra i manifesti, i loro resti o tracce lasciati da strappi ed agenti atmosferici.

La fotografia è di certo lo strumento d’elezione per queste ricerche visivo-estetiche, principalmente attraverso effetti della luce (ombre, texture…)  e inquadratura-composizione. Come ben si vede in questo esempio di neonato sottogenere ancora senza nome. Di che si tratta più o meno si può sapere: un ibrido tra Consueto-Inconsueto allo stato puro e l’altro mio cavallo di battaglia, il paesaggio urbano (con sottogenere architettura, confini  vaghi e indefiniti garantiti).  

Un Consueto-Inconsueto specialistico giocato lì, in una terra di confine, tra luci radenti e materiali da facciata, intonaci, pietre, marmi, pannelli vari. Un riconoscimento di situazioni, certo, ma anche una “messa in forma” visiva intenzionale e intuitiva, guidata dalla percezione e dal piacere che ne deriva più che da ferree regole. Il bello dell’inquadratura-composi- zione, sta nel ricavare o costruire appunto l’armonia, la tensione, l’equilibrio, la bellezza insomma.

Ecco di che si tratta. Con questa bussola lavoro bene e ho soddisfazione… c’è poi bisogno di un nome?

                                                                                     G.V.


MA DI CHE SI TRATTA?

Caffé Petit, corso Re Umberto 11, Torino

sino al 20 gennaio 2023