

Chivasso, si entra nel nuovo ospedale
con il Po a sinistra e la città a destra



Oltre 200 fotogrammi
per costruire un luogo
che non sia anonimo
Un ospedale che non sia luogo anonimo (ricordate il concetto urbanistico-antropologico di "non-luoghi") ma reso familiare da forti richiami al territorio e alla comunità. E non grigio, equivalente cromatico dell'anonimato, ma vivacizzato da tanti colori.
Con questi presupposti Marco Vitali, ingegnere progettista e direttore dei lavori del nuovo ospedale di Chivasso ha concepito per l'atrio non una semplice decorazione ma un concreto "portare dentro" il territorio con due vedute significative - il Po e la città - dalle dimensioni "immersive" e coinvolgenti tali da rendere ineludibile la visione.
Condividendo l'idea e la sfida tecnico-estetica che la sua realizzazione comportava,mi sono toccati la progettazione e l'esecuzione delle due grandi immagini panoramiche (sopra il titolo) che accolgono chi entra nel complesso ormai in funzione da alcuni anni.

Gigantografia è un termine che indica stampe fotografiche di dimensioni non ordinarie, misurabili a metri.
Qui sono tanti: altezza 2.70, quanto l'atrio del nuovo ospedale di Chivasso, presso Torino, con sviluppo di circa 15 metri per l'immagine del Po e circa 22 per il panorama del centro storico cittadino realizzato da un terrazzo al sesto piano.
Per la prima si sono realizzati 90 fotogrammi su tre file, per la seconda 120 sempre su tre file, poi assemblati
.
Per le riprese sono state impiegate fotocamere digitali medio formato Phase One P45+ e Pentax 645D montate su testa panoramica sferica Manfrotto e treppiedi Gitzo.