Il Chierese è ricco di testimonianze architettoniche del passato, a lungo studiate e recentemente anche valorizzate. Tuttavia nessuno si è mai preso la briga di andare a vedere con ordine che cosa ci è stato lasciato in eredità in quel campo dagli ultimi 70 anni di storia, ovvero dal dopoguerra ad oggi.

Chi scrive ha svolto in loco il lavoro di giornalista e, partendo da qui, ha voluto provare insieme a due amici, il fotografo Gianfranco Verrua e l’ingegner Marco Vitali, a cui in particolare si deve l’idea nata da uno spunto dell’archivista Vincenzo Tedesco, a mettere in piedi almeno un censimento, pur senza pretese di immediata completezza, del nostro patrimonio architettonico più recente.

Così nell’arco di un anno, passo dopo passo, pur con il ritmo che si addice a chi ormai ha raggiunto una certa età, ci siamo messi in marcia catalogando e fotografando, e nel contempo raccogliendo per strada altri amici interessati a vario titolo a questo piccolo progetto, ovvero professionisti del settore, storici locali, esperti, tecnici, insegnanti, semplici curiosi amanti del nostro territorio. L’iniziativa ha tra il resto ottenuto il riconoscimento e il contributo  del Comune di Chieri.

La necessità di operare in questi termini per garantire visibilità e approfondimenti sul valore delle opere architettoniche contemporanee su scala nazionale è stata riconosciuta e concretamente attuata dal ministero ai Beni Culturali, che ha iniziato una catalogazione foriera di molti sviluppi. Gli edifici inseriti nella lista ministeriale comprendono per ora solo un paio di opere chieresi. Speriamo che la nostra ricerca locale possa fornire dati utili per ampliare questo primo elenco, che naturalmente usa filtri assai più restrittivi.

L’ambiente in cui viviamo è frutto delle sedimentazioni di secoli, edificio dopo edificio, strada dopo strada, chiesa dopo chiesa, parco dopo parco, industria dopo industria. Costruzioni anonime si sono inserite tra palazzi di pregio, alcuni si sono conservate, di altri non è rimasto neppure il ricordo, decorazioni barocche hanno preso il posto di analoghi interventi gotici, possono averli cancellati oppure no, oppure si sono sovrapposti tra loro solo in parte.

   Non importa, ciò che adesso è Chieri, come qualsiasi altro luogo o città, è il frutto di scelte del passato più o meno valide esteticamente o funzionalmente, più o meno avvedute, ma tutte portatrici di tracce imprescindibili di cui si deve tenere conto se si vuole vivere un luogo in modo consapevole.L’obiettivo di questa iniziativa è di offrire uno strumento in continuo divenire, utile agli studenti, agli appassionati, agli studiosi, o semplicemente a chi ama indistintamente le cose belle. Speriamo di avere messo le giuste fondamenta ad un’idea, nata tra un sopralluogo e l’altro, alla ricerca di tracce artistiche e spunti fotografici. Alcuni edifici sono illustrati da fotografie d’autore, capaci di esaltare tutte le atmosfere connesse con sapienti giochi di luce ed ombra, come è possibile ammirare in questa mostra.


Mario Ghirardi










Per realizzare le immagini che desidero - autentiche, forti, essenziali  quanto armoniche e ben proporzionate -  lo sguardo deve farsi attento e meditato, rispettoso e aperto, solidamente strutturato e assertivo.

Per parte loro sono le immagini stesse ad attrarmi, chiedendo di essere riconosciute e anche costruite. Progettualità e consapevolezza del risultato desiderato, perseveranza e  pazienza, sensibilità visiva e intuizione per capire quando tutto è a posto e non si deve più toccare nulla diventano allora preziosi attrezzi del mestiere.

La composizione è infatti costruzione di rapporti tra forme e spazio, di proporzioni che dipendono dalla scelta del punto di vista; la luce e l’ombra poi - per Gabriele Basilico “gli strumenti per disegnare del fotografo” - sono la vera materia per realizzare l’immagine. Mi piace l’idea del fotografo come disegnatore e organizzatore. Così nascono le inquadrature spesso frontali, l’impalcatura delle linee portanti ortogonali e delle diagonali - sovente originate da ombre profonde.

Pratico pertanto il classico “stile documentario” (Walker Evans) che, lontano dalla pura certificazione dell’oggettivo e rifuggendo sia l’invenzione che la convenzione, cerca invece con onestà e chiarezza di vedere quanto sta nelle cose. Lo fa allo scopo di scoprire e rappresentare un ordine possibile nel caos apparente: si tratta in fondo di un bisogno che da sempre accompagna l’umanità.

La fotografia è in tal senso un documento, non tanto del mondo quanto dello sguardo stesso che ne scopre e chiarisce l’organizzazione.                                                                      G.V.

Trovare un ordine nel caos

Un censimento

in divenire

per conoscere

il territorio

Architetture contemporanee del Chierese 1945-2023

Fine-Art-Gallery

Palazzo Valfrè   via San Giorgio 2, Chieri (To)

fino al 19 maggio 2024